GOOD NEWS 5 – La mafia: combatterla (anche) con la forza delle idee

I ragazzi delle classi 2^ e 3^ SSPG sono stati guidati a conoscere uno dei più grandi problemi che tuttora affliggono il nostro Paese, specie al Sud.

I ragazzi delle classi 2^ e 3^ SSPG sono stati guidati a conoscere meglio le principali caratteristiche di uno dei più grandi problemi che tuttora affliggono il nostro Paese, specie al Sud.

Ogni studente si è impegnato nella ricerca di notizie su una delle tante vittime causate dalla mafia, per poi raccontare ai compagni la sua figura, il suo lavoro, il suo impegno a combattere contro la mafia nel proprio lavoro o semplicemente nella propria vita.

Ricerche ed esposizioni hanno portato i ragazzi a conoscere meglio la storia di tante persone schiacciate dalla mafia per le loro idee e il loro operato, vittime più o meno conosciute e più o meno ricordate nei diversi canali di informazione.

Il lavoro dei ragazzi si è poi concluso con la visita della mostra allestita in Aula Magna e dedicata a Giuseppe (detto Peppino) Impastato, giornalista assassinato nel maggio 1978 che era stato presentato in un primo tempo come un attentatore suicida.

Benché la morte di Giuseppe a livello nazionale passi subito quasi inosservata, a causa del ritrovamento lo stesso giorno del corpo senza vita di Aldo Moro a Roma, successivamente l’impegno di sua madre Felicia e di suo fratello Giovanni avrebbe fatto sì che l’inchiesta sul suo decesso riconoscesse l’origine mafiosa dell’omicidio.

E proprio un’intervista alla madre Felicia, moglie essa stessa di un mafioso, ha colpito molto i ragazzi, soprattutto per la sua caparbietà nel voler far conoscere la verità sulla vita del figlio, assassinato proprio per questo suo impegno di lotta costante.

Da quel momento in poi Peppino Impastato diventerà il simbolo della guerra alla mafia, grazie alla sua vita di denuncia, attraverso radio, musica e cultura, degli affari (soprattutto scambi di droga e traffici internazionali di sostanze stupefacenti), della devastazione dei territori e dei delitti dei mafiosi in Sicilia.

La vita di questo grande giornalista è stato un importante insegnamento per chi ha vissuto e condiviso con lui i suoi ideali, ma è anche un esempio per i ragazzi che lo conoscono oggi e possono riconoscere il suo coraggio e il suo impegno nella semplicità di ogni giorno.

Gli studenti hanno avuto l’occasione di provare anche “Noma”, l’app gratuita e scaricabile, attraverso cui si può ripercorrere le vite e le storie delle principali vittime della Mafia siciliana.

Molti sono i personaggi dello spettacolo che hanno prestato le proprie voci per narrare quei tragici eventi e tante sono le particolarità di questa applicazione per smartphone e tablet a cui ha preso parte attiva anche Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, ben conosciuto ed apprezzato dai ragazzi che lo conoscono grazie a TV e internet.